martedì 3 novembre 2015

Pranzo (vodka inclusa) alla russa!

Non è stata colpa mia!

Potrei citare Belushi e dire che il mancato aggiornamento del blog non è stato colpa mia, invocare le cavallette, l’alluvione, la mancata consegna del tight... e invece no: è stata solo la pigrizia a temermi lontano dal condividere con voi gli eventi di questi ultimi giorni; probabilmente per lo “scarico” di energie fisiche e mentali post-udienza! Ora che gli eventi si sono accumulati, però, prima di perderli nei foschi meandri della mia memoria, è il caso di “fissarli nel virtuale”, ammesso che questa frase significhi qualcosa!

Ho praticamente smesso di raccontare le vicende petropavlovskiane in occasione della sentenza, sulla quale vi ha già riferito Enza. Quello che è successo subito dopo, però, merita comunque un suo spazio narrativo: il pranzo di festeggiamento con tutta la combriccola (tranne il povero Vova, confinato in istituto!) è stato un vero pranzo russo (a quanto mi dicono: non ho prove per smentirli). E cosa non può mancare in un pranzo russo?

Maionese, maionese ovunque!



Maionese? Esatto!
Ogni tipo di insalata o di antipasto che ci hanno servito era arricchito dalla presenza della bionda salsa, non che mi dispiacesse, anzi! Ma tutto sommato devo ammettere che il sapore dei diversi piatti alla fine tendeva sempre ad essere molto simile, che si trattasse di uova di quaglia ricoperte di uova di pesce, di funghi di bosco timo e fagioli, di cetrioli conditi con melograno, di patate lesse al burro e "qualcos'altro", tutto veniva sempre legato insieme dalla maionese!

Sorprendentemente, non era prevista la versione "all'amatriciana"!



Ravioloni? Esatto!
La versione standard prevede la presenza nel piatto di una dozzina di questi ravioloni, così da fare la felicità di ogni cardiologo presente del pianeta: rosolati nel burro, arricchiti di crema di funghi con patate, dal ripieno di funghi tritati, e un pochino di panna acida (a chi piace) tanto per are sapore... per foruna di solito si tende a condividere il contenuto di una portata con gli altri commensali, altrimenti il fegato mi avrebbe abbandonato coprendomi di insulti!

Magari con l'aiuto di Obelix, ma lo mangio tutto!

Carne bovina/ovina/caprina/equina? Esatto!
Che siano spiedini di montone, arrosto freddo di cavallo o stinco di maiale al forno, qui la carne la sanno cucinare bene, e senza alcuna salsa aggiunta a coprirne il sapore! Capisco le diffidenze dei vegetariani, e anche le recenti perplessità dell’OMS, ma io ci tornerei pure stasera a impoverire la fauna locale!

Vodka? Esatto! Esatto e *soprattutto*!
Ad inizio pranzo Luda chiede a me e Enza se volevamo la vodka... “Cavolo, un pranzo russo come potrebbe chiudersi senza un brindisi a base di vodka?”, penso tra me e me, ed incautamente accetto: quelli più intuitivi tra quelli che hanno la pazienza di leggermi avranno già capito: Luda non ha mai detto “a fine pranzo”!!!

Questo darà la svolta al pranzo! A tavola eravamo sette: noi due, la bionda Luda (nota di servizio: all’udienza si è presentata con un vestito fasciante sopra il ginocchio, e a pranzo con un paio di attillatissimi pantaloni in pelle nera... vabbé!), la ciacolante Katerina responsabile dell’Associazione Cuore, il massiccio e severo Juri direttore dell’orfanotrofio, l’assistente sociale (un losco orientale del quale non ho capito il nome) e un’altra tizia che ci hanno spacciato come avvocato dell’associazione che ha preparato i nostri documenti in loco... altro nome che non ho capito, tanto per cambiare!

La composizione del tavolo non ve l’ho comunicata tanto per amore di completezza, quanto perché è necessario che tutti sappiano come funziona da ‘ste parti nei pranzi di celebrazione: a partire dal più “alto in grado” (Juri) e fino al celebrato (noi due) tutti, dico *tutti* devono fare il loro discorsetto di auguri, il loro brindisi, che si *deve* chiudere con un bicchiere di vodka bevuto con l’anulare posto sotto la base del bicchiere a spingerne il contenuto in gola!

E vai! Sette commensali, sette brindisi: in un crescendo rossiniano di felicitazioni, ho apprezzato molto il primo intervento, ma non ricordo bene quelli conclusivi miei e di Enza! Il solerte assistente sociale (sì, proprio colui che sarebbe deputato a garantire il mio essere integerrimo!) si premurava di riempire ad ogni piè sospinto il bicchierino da vodka davanti a me... ti credo che poi non mi ricordo com’è andato il ritorno a casa!

ваше здоровье (vaše zdorov'e, alla salute!)

Ecco, il rientro a casa temo sia andato più o meno così...

martedì 27 ottobre 2015

Nessuna obiezione, vostro onore!

La giornata di Venerdì 23 merita qualche considerazione in più.
A partire dal tribunale!
Controllo passaporti all'ingresso, lasci i documenti e il cellulare in portineria (anche in Italia si lascia il cellulare in portineria??), passi sotto il metal detector e attraverso un tornello stile supermercato o autogrill. Inutile dire che ci squadrano da capo a piedi, almeno fino a quando non leggono un piccolo bigliettino, inserito all'interno del passaporto dal controllo fatto all'aeroporto, dove abbiamo dichiarato come scopo dell'ingresso nel paese l'adozione.

La mia idea di sentenza sino all'altro giorno era questa...

Tutto fila liscio, entriamo in una delle tante stanzette adibite ad aula di tribunale dove 4 persone si alternano nel tentativo di risolvere un problema al computer preposto alla video registrazione dell'udienza. Niente da fare, cambiamo stanza... tanto per non farci pesare la tensione!
Siamo pronti, in piedi, entra la corte.
Si contano i presenti: i coniugi italiani, la traduttrice, il direttore dell'orfanotrofio, la rappresentante dell'ente (ricordate? Caterina, quella che mostrandoci 4 dita ci dice che da Astana a Petropavlosk ci vorranno 6 ore di Treno), il nostro legale, l'assistente sociale, il procuratore, la segretaria e il giudice anzi, la giudice: l'aspetto è "curioso", a metà tra una talpa e un batrace!

Tutti già sanno tutto di noi, sanno anche che abbiamo un papero di peluche sul divano e un cagnolino appollaiato sulla tv, che abbiamo una cucina blu, che non ci droghiamo, non beviamo, non abbiamo la tubercolosi, non abbiamo la lebbra, non abbiamo malattie veneree, siamo maschio e femmina (è pur sempre un paese ex CCCP), abbiamo una casa sufficientemente grande per accogliere un bambino (25 mq di cameretta, in orfanotrofio ce ne mettono 5)... tutti tranne il procuratore che è l'unico che potrebbe obiettare qualcosa.
Il giudice apre l'udienza presentando la composizione del tribunale e ci legge i nostri diritti, no, non quelli tipo film poliziesco americano: haiildirittodinonparlaremaselofaisappichequellochediraipotràessereusatocontrodite... ma ci ricorda che possiamo ricusare la corte (sulla base di cosa poi potremmo farlo non lo so, visto che li vediamo per la prima volta). Ovviamente Luda traduce.

Inizia Paolo con una “dichiarazione spontanea” (sbirciando dal foglio che ci hanno fornito con un bozza del copione"):
Vostro onore...
Tutte le domande che seguono battono sullo stesso argomento: Vi rendete conto che la vostra vita non sarà più la stessa? Ma chi ve lo fa fare? Il sabato non potrete rimanere più a letto sino a tarda ora... Qualunque cosa vogliate fare non sarete più solo voi due, ci saranno le sue esigenze da valutare sempre e comunque e non sarà una passeggiata...
...panico!!!
Queste cose ce le ripetiamo da tre anni, ma quando te le snocciola li un giudice come se fosse una maledizione, allora un po' vacilli... sopraggiungono pensieri “avventurosi”... c'è una finestra alla mia destra, semiaperta e l'altezza è poca, se sono abbastanza veloce, forse... un piccolo brivido lungo la schiena, spingo le mani in tasca, una piccola stellina di carta ritagliata da Vova per Mama...

OK, è il mio turno, anche io ho il copione da recitare: "Vostro onore sono molto d'accordo con mio marito!"

Lo so, lo so... è poco dignitosa come frase, e mai in vita mia avrei immaginato di dire una cosa del genere senza nemmeno un “ma” o un “però”. Ma ho ancora in mano la mia stellina, poi mi occuperò anche del papà!

Il giudice mi rivolge una sola considerazione: “Lo sai che adesso ti dovrai occupare di due figli, vero?
Bene, riconsidero il pensiero avventuroso...

venerdì 23 ottobre 2015

Annunciazione annunciazione...

Non è un problema tenere in fresco il vino!

E’ nato Vladimir Castagno!

"Oggi alle 10:30 (ora di Petropavlovsk) il Tribunale di Minori del Kazakistan esprime parere favorevole all’adozione da parte dei coniugi italiani, del minore Vladimir...(omissis)"

Questo l’esito dell’udienza di oggi, che Paolo non dimenticherà mai, anche per le tante e provocatorie domande rivoltegli dalla giudice. Io alla fine dovevo solo dire “Sono molto d’accordo con mio marito!”; vabbè, una volta nella vita si può anche impazzire, l’importante è che non ci prenda l’abitudine!

La strada non è ancora completata per far approdare il piccolino in Italia e fargli conoscere le “gioie” del nostro paese.

Però intanto brindiamo!

giovedì 15 ottobre 2015

Caro vecchio Pugacioff...

Bei tempi quando ci si poteva credere grandi esperti della lingua russa semplicemente applicando le stesse regole di Pugaciòff, il luposki della steppaff...

Il mitico Pugacioff, patrimonio di un mondo a fumetti ormai destinato a restare solo nella memoria di pochi...

Sì, insomma, quel sistema di "adeguamento linguistico" secondo il quale l’italiano è la base di tutte le lingue, per lo spagnolo basta aggiungere qualche esse finale, per il francese serve la erre moscia e l’accento sull’ultima vocale, per il tedesco si passa alla modalità Sturmtruppen, e per il russo, appunto, si può usare il sistema inventato dal grande Giorgio Rebuffi nei fumetti di Pugacioff!
E proprio oggi, 15 ottobre, ricorre l'anniversario: è già un anno che Giorgio ci ha lasciato, dannazione! Non si vedeva più molto in giro, ma porca miseria era bello sapere che stava escogitando sempre qualcosa per i suoi personaggi!!
Vabbè, ciao Giorgio, e consentimi di tornare al discorso di prima, dicevo... il pane è il paneff, l’acqua acquoski, macchina macchinawsky, e così via... facile, sappiamo il russo, possiamo cavarcela da soli in tutte le situazioni!

Col cavolo!

Sì, lo so, si legge "Cassa", però il primo impatto è spiazzante!

Punto primo, qui non si parla, si fanno concorsi di ventriloquio! Non aprono bocca, non staccano l’arcata dentale inferiore dalla superiore!

Punto secondo, il russo è difficile! Generi, casi, temi, accenti, palatalizzazioni delle consonanti, lettere impronunciabili, caratteri cirillici che, sì, si imparano, ma quando te li trovi davanti un po’ di timore lo incutono lo stesso.

Punto terzo, qui non si parla solo russo, ma anche kazako; mentre il russo è una lingua che deriva dallo slavo, il kazako deriva dal turco, tanto per non farci mancare nulla, e i programmi radio (quelli che sentiamo nel pulmino la mattina) sono in kazako... e annunciano sempre canzoni italiane anni Ottanta: Pupo, Ricchi e Poveri, e altre amenità del genere...

Punto quarto, gran parte delle merci arriva dalla Cina... e indovinate un po’ come sono le scritte sopra le confezioni? In cinese? No! Translitterate dagli ideogrammi cinesi all’alfabeto latino (non cirillico), ma senza l’utilizzo degli spazi, tutto di seguito!

Conoscete la teoria secondo la quale una scimmia con una macchina da scrivere e un tempo infinito potrebbe riscrivere tutte le opere di Shakespeare? Be', secondo me a questa scimmia non hanno dato nemmeno 5 minuti!



Quindi con Vova le difficoltà di comunicazione sono reali, ogni tanto ci attacca bei discorsi che non sortiscono effetto alcuno, spesso ci mette dentro – a dire di Luda la traduttrice – parole inventate come di solito(?) fanno i bambini, insomma ci manca solo che si metta a fare la supercazzola!
Una delle sue esclazmazioni preferite è "Yoska matrioska", che nonostante la pericolosa assonanza con una bestemmia, dovrebbe non significare nulla, essendo solo una esclamazione di disappunto... tipo "Ma che cavolo!"... o il meno diffuso "Che meningo!"

Ah, l’altro giorno Vova ha fatto le foto per il passaporto, non credevo, ma è stato un momento emozionante, significa che piano piano stiamo arrivando all’ufficialità! Nota di colore: non sarà facile pettinarlo, ha i capelli che vanno per conto loro!

sabato 10 ottobre 2015

Kinzz.. no... kissu.. nemmeno... com'è che era? Kin... qualchecosa...

Kintsugi, qualcosa in più di una semplice associazione...

Tra i lettori di questo blog (a proposito, grazie a tutti: i vostri commenti sono attesi con ansia da queste parti per rompere la monotonia del pomeriggio), c’è anche chi si è trovato come noi all’inizio dell’avventura adottiva un po’ spaesato, tra le notizie rimediate su internet, i confusi articoli di legge da fotocopie sbilenche della gazzetta ufficiale, e - soprattutto - le immancabili storie di adozione concluse in poco più di un mese, raccontate da qualcuno che conosce il cugino di una zia di un suo amico che ha frequentato la stessa scuola di un bambino adottato trentadue anni fa...
Insomma, un casino!

Noi fortunatamente abbiamo fatto un percorso molto più breve, "accontentandoci" di un cugino di secondo grado, che effettivamente è già passato per quest’esperienza, e tra i vari consigli che ci ha dato durante una telefonata, c’è stato quello di contattare un’associazione presente a Roma e formata esclusivamente da genitori adottivi (e aspiranti tali). Vedere un po’ di che si trattava, sentire storie di altre persone, e cercare di carpire consigli utili alla causa poteva essere un buon modo per iniziare questo cammino, ed infatti nel settembre 2012, con Enza andiamo a questo incontro aperto a tutte le coppie in attesa del “decreto”; lì facciamo subito la conoscenza di “perfetti sconosciuti” che in brevissimo tempo sono diventati i nostri compagni di viaggio, qualcuno arrivando prima di noi, altri poco dopo: è proprio notizia di questi giorni il “completamento” di chi c’era durante il nostro primo incontro!

Da quel settembre ci sono stati parecchi altri incontri, cene, occasioni conviviali e di approfondimento, supportate da professionisti e da volontari (non per questo meno bravi, anzi!), tutte arricchite dallo scambio reciproco di informazioni, di impressioni, di paure, di titubanze e di sogni. Non riesco ad immaginare come sarebbe stato questo periodo senza il supporto di un’associazione del genere, senza la cadenza periodica di un incontro, la notizia sorprendente di un abbinamento, un giro di email per un appuntamento...

Altro nome notoriamente difficile da pronunciare ma che ha raggiunto una considerevole diffusione...

Insomma, questo post vuole essere un modo per dire ancora una volta grazie alla “nostra” associazione Kintsugi, dal nome quasi impronunciabile, ma molto evocativo: il kintsugi (sintetizzo la definizione di Wikipedia) è una pratica giapponese che consiste nell'utilizzo di oro per la riparazione di oggetti in ceramica usando il prezioso metallo per saldare assieme i frammenti. La tecnica permette di ottenere degli oggetti preziosi sia dal punto di vista economico (per via della presenza di metalli preziosi) sia da quello artistico: ogni ceramica riparata presenta un diverso intreccio di linee dorate unico ed ovviamente irripetibile per via della casualità con cui la ceramica può frantumarsi. La pratica nasce dall'idea che dall'imperfezione e da una ferita possa nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica e interiore. Quale definizione migliore per il concetto di adozione?

Quindi grazie a Luisa, Giulia, Gianni e tutti i volontari dell’associazione, e GRAZIE ai “colleghi”, dai più “anziani” ai nuovi arrivati (dài, che toccherà anche a voi riempire un blog!), e un grazie ancora più forte dopo aver visto la foto che ci hanno mandato su whatsapp, dove il “gruppone” durante la festa di inizio stagione regge le lettere per formare la “nostra scritta” più bella: “VIVA VOVA!”.
Da brividi ragazzi!

martedì 6 ottobre 2015

Se famo du' spaghi...

Sobrie merendine nell'agro romano... riusciranno a conquistare il piccolo kazako?

"печенье" ovvero "biscotti", ma con lo stesso termine potete indicare merendine, brioches, yogurt, panini con formaggino, uva, mandarini, mele, panini con nutella, e qualunque altra cosa commestibile capiti in un raggio di 30 centimetri del piccolo Vova tra le dieci e le dieci e un quarto!

Mi fa concorrenza, mangia con voluttà e soddisfazione, a due mani: quando è ora di merenda, sempre *prima* di iniziare a giocare, si mette seduto, chiede cosa gli abbiamo portato, e, senza mai rifiutare nulla, inizia il pasto: le merendine a forma di orsetto(!) vengono spinte tra le sue fauci da tutte e due le mani insieme; mentre mangia un biscotto tiene già nell’altra mano il successivo; se riceve un panino non fa storie né lo apre per controllare cosa ci sia all’interno: inizia a masticarlo con decisione!

Uno dei momenti "top" è con l’uva: con una mano mette in bocca un acino e con l’altra ne sta già agguantando un altro, e non ha mai tirato fuori un semino, macina tutto... io ci faccio una figura barbina, visto che non riesco ad ingoiare ‘sti cacchio di semini! E poi la mela! La prima volta abbiamo portato il coltello per sbucciarla e tagliarla... macché se l’è presa ed è rimasto solo il picciolo... neanche il torsolo!!

Però... non è mai successo che abbia mangiato qualcosa senza offrirlo anche a noi e a Luda, anche le caramelle che si doveva portar via sono state spartite con giustizia ed equità!

Direi che è pronto per una serata romana a base di supplì, amatriciana, trippa al sugo e patate al forno!

domenica 4 ottobre 2015

Che fate tutto il giorno?

E' questa una delle domande che più ci sentiamo – giustamente – rivolgere!
Passare da una vita dove dalle 07:00 alle 19:00 tutto ruota intorno al lavoro e al traffico romano, ad una situazione completamente diversa è spiazzante, e oltre i ritmi devono cambiare anche le abitudini, ovviamente guidate dalle motivazioni che ci hanno portato a queste latitudini.

Quindi, la nostra giornata-tipo prevede la sveglia alle sette e dieci/sette e un quarto perché quei cinque minuti in più non si negano a nessuno, e una colazione a base di caffellatte e biscotti kazaki: non abbiamo ancora trovato biscotti confezionati come da noi per la colazione, ma sono tutti prodotti dal “fornaio” e si vendono sfusi accanto agli scaffali del pane. Ne ho provati tanti, ma senza risultati degni di nota, se non per dei wafer al cioccolato, che superano ampiamente la sufficienza.
Sapete qual è una delle difficoltà inattese e più stressanti del mattino? Rifarsi il letto: i kazaki non hanno idea di come dovrebbero essere le lenzuola! Rifare il letto con le pseudo-lenzuola che ci hanno dato è un incubo: un lenzuolo grande che dovrebbe ricoprire il materasso, ma è almeno 40 centimetri troppo corto, idem quello che dovrebbe finire sotto le coperte, e in più ci sono due specie di sacchi da piumino *singoli* che non abbiamo capito bene come usare… alla fine è venuto fuori una specie di patchwork, dove tutti i pezzi sono utilizzati, comprese le fodere quadrate per i cuscini rettangolari!

Ecco il bolide che sfreccia per le vie di Petropavlovsk!

Alle otto e mezza arriva il pulmino arancione dagli interni a pelo lungo, con a bordo Luda e l’autista ex-killer, che grazie ai suoi prodi slalom tra buche e cumuli di fango, ci porta in circa un’ora all’istituto in quel di Poludino (istituto Poludinsky... che fantasia, eh?), dove si entra – come in ogni casa privata – togliendosi le scarpe e infilandosi le ciabatte che dobbiamo portarci sempre dietro; del resto con tutto il fango che c’è per strada mi sembra giusto.
Qui ci sono le due ore e mezzo più intense della giornata, alle prese con Vova, sulle quali vi abbiamo già accennato qualcosa, e che non mancheranno di ritornare su queste pagine.

Il ritorno, su una strada che in 60 chilometri prevede ben due curve, viene fatto con l’allucinante musica martellone tzum-tzum-tzum che l’autista sembra gradire al punto da avere la stessa musica anche come suoneria del cellulare, e una temperatura interna di 50 gradi...

Veniamo lasciati, tipicamente, in uno dei due “centri commerciali” dotati di ristoranti/fast food sul corso principale della città, il primo – migliore dei due – è un posto pretenzioso, con il nome italiano (Pizzoli), l’arredamento giapponese (con tanto di stampe ai muri e personale vestito all’orientale), le cameriere russe che ci parlano in francese e la cucina kazaka. Devo dire la verità, non si mangia male: è una specie di self-service con diverse possibilità di scelta, menù che varia da un giorno all’altro tenendo comunque sempre in primo piano la carne (buona quella di montone, tipicamente “stracotta” in mille salse speziate) e la maionese, non rinunciando però a proporre cose più esotiche come la pizza, gli onion rings e la zuppa di cipolle. Insomma un miscuglio totale, o melting-pot per dirlo in maniera più figa!

Un altro italiano prima di noi è partito alla conquista del Kazakistan, tale Pascal, che con la versione "kazakistanizzata" di questa canzone ha fatto successo!

I prezzi sono modici: in due spendiamo meno di nove euro. Certo, è comunque caro per gli standard locali, specialmente se lo si paragona al costo della spesa: l’altro giorno ho pesato due volte le patate, visto che un chilo e mezzo non arrivava a 30 centesimi di euro (90 tenge)!

Soddisfatte le esigenze manducatorie, ci aspetta una mezz’ora di piacevole passeggiata sul vialone pedonale che attraversa tutto il centro cittadino: viale della Costituzione Kazaka, adornato di aiuole con fiori veri e vasi con fiori di plastica e affiancato ogni tanto da qualche enorme edificio squadrato e grigio, retaggio degli anni sovietici. Comunque si nota che stanno lavorando per migliorare la città, cantieri e gru sono diffusi, le strade sono pulite, la gente passeggia volentieri (anche se non sorride quasi mai), il parco è curato e ricco di fontane e panchine, ma soprattutto silenzioso se non fosse per la musica autoctona diffusa da altoparlanti distribuiti lungo tutto il viale. Non c’è un solo bambino che corra schiamazzando.

Sosta al supermercato per la spesa, e una volta a casa (il palazzo meriterà un post dedicato prima o poi) ci si rilassa un po’ su Facebook, si studia – con difficoltà – il russo, si prepara la cena con le due pentole a disposizione, e in serata ci si vede qualche serie tv in streaming: delusi da Penny Dreadful, per fortuna è iniziata la nuova stagione di Doctor Who e ci sono i classici Big Bang Theory e Supernatural... se riuscissi a convincere Enza ad una maratona-revival di Ralph Supermaxieroe sarebbe fantastico!

Ovviamente non mancano i momenti delle tremila pippe mentali sulle due ore passate con il "мальчик"...

giovedì 1 ottobre 2015

Vuoi più bene a mamma o papà?

"Loro mi fanno tutto perché sono il loro piccolino"
Ecco, questo è Vladimir.

Ha pronunciato questa frase rivolgendosi a Luda mentre cercavo di aiutarlo ad infilare le calzamaglie...
Infilare le calzamaglie non è semplice per un bambino di 5 anni e mi è venuto spontaneo dargli una mano, ma lo sguardo della tata mi ha fulminato e lui ha "giustificato" con la frase sopra.

Cosa ho pensato? Di tutto. Addirittura che il certificato di nascita fosse falso e che in realtà mi trovavo di fronte ad un laureando in psicologia infantile.

Devo affrontarlo come un bambino nei gesti, nelle carezze, negli abbracci, cose che ama tantissimo, ma non devo sottovalutare mai il suo giudizio, la sua capacità di interpretare le situazioni e i gesti, al momento dominanti nella nostra comunicazione. La lingua è difatti un ostacolo non da poco e, a tale proposito, vale la pena menzionare un piccolo episodio avvenuto ieri l’altro.

Stavamo in palestra a sfiancarci noi a divertirsi lui. Ad un tratto si rivolge a Luda farfugliando qualcosa di incomprensibile tranne che per "s papai" (oppure in caratteri russi с папой) che significa "con papà".

Traduzione completa di Luda : "Voglio fare la cacca con papà". Evvvvaaaiiiii!!!

Sarebbe bene prima avere un "piano A"...

Vova prende Paolo, viso implorante, per mano e lo porta con sè in bagno al secondo piano.
I bambini in genere, se stanno giocando, la fanno in un attimo ma dopo circa 10 minuti i due non tornavano. A quell’ora, essendo una bella giornata, erano tutti in giardino con le tate e quasi nessuno nell’istituto. Salgo, e già prima di entrare in bagno sento la vocina di Vova che ripete sempre la stessa parola "bumaga, bumaga papa" (бумага папо), devo dire con grande pazienza.
La scena è questa: il piccolino, pantaloni giù, maglietta tenuta su con le manine e sguardo rivolto verso Paolo: "bumaga, bumaga papa". Paolo, mani sui fianchi, ricambiava lo sguardo dissertando sui massimi sistemi dopo aver ripetuto la tabellina del 7, in attesa che, per chissà quale alchimia o illuminazione celeste, si incarnasse in lui lo spirito russo.

Dopo diversi tentativi indicando oggetti vari, ho intravisto la signora delle pulizie che ci ha salvato interpretando la richiesta di Vova e ritornando con l’agognata bumaga: la carta!!!!

Col senno di poi poteva sembrare scontata la richiesta, ma vi assicuro che non lo era. Difatti la bumaga non è in bagno, altrimenti ci saremmo arrivati, ma viene distribuita, nella misura di 2-quadrati-2, all’occorrenza...

Bravo Vova, mama ti dà la merenda e papo ti porta in bagno, che figlio intelligente!!!

martedì 29 settembre 2015

Frozen in Petropavlosk

Elsa, la regina delle nevi Disney

Come vi avevo anticipato qualche post addietro, del nostro “gruppo” fa parte anche Luda, al secolo Ludmilla, la traduttrice che ci assiste sia nel periodo di permanenza in istituto, sia per le necessità comunicative in città (ad esempio quando siamo andati a comprare dei vestiti per Vladimir, non avremmo saputo chiedere alle commesse una taglia più grande o un altro colore...).

E’ brava Luda, ci aiuta col piccolo, è sempre disponibile ad accompagnarci a fare la spesa, a consigliarci i posti dove mangiare, cosa sia più opportuno portare a Vladimir, a suggerirci le frasi da dirgli, e a tradurre quello che ci dice lui...
Oggi in particolare ha avuto un paio di uscite che hanno sorpreso anche lei: avviandosi verso lo scivolo Vladimir ha tenuto a farci sapere che (testuale) “c’è un cetriolo pazzo sotto lo scivolo”... ora non so se lei traduce il russo come io il latino ai tempi del liceo, o se sia una strofa di una canzone popolare del Kazakistan del nord... Quantomeno la verifica seguente all’affermazione di Vladimir non ha rilevato nulla di insolito sul terreno del parco giochi.

La seconda esternazione della giornata – invece – credo che non ci farà dormire tranquilli per un po’: vista la bella giornata eravamo all’aperto, nel cortile dell’istituto, e dalle vicine paludi (non scherzo!) arrivava il rumore degli uccelli, che evidentemente infastidivano il piccoletto con il loro berciare, quindi Vladimir ha esclamato – sempre a detta di Luda – “questi uccelli verranno mangiati dai cani”!!! Eccheccacchio! Mangiati dai cani? E' una cosa terribile!!

Fortunatamente poi è rientrato tutto nella normalità, con un po’ di altalena, merendina (ammazza quanto magna!) e giochi in palestra, dove ha provato a lanciarsi in qualche parolina di italiano, anche a sorpresa, quando ha detto “nome” mentre voleva che lo aiutassimo a firmare il collage di adesivi che aveva appena fatto su un foglio!

Luda, la regina delle nevi Kazake



Si, vabbè, ma che c’entra il titolo del post?
Non è certo uno poiler sul prossimo sequel degli Animation Studios della Disney, e né l’annuncio dell’arrivo della neve in città, anche perché oggi c'erano oltre 20 gradi... ma è la celebrazione dell’avvenenza fisica, del portamento, del sorriso e della simpatia della sopra citata Luda!
Bionda, magra, dal sorriso smagliante e degli occhi di un celeste intensissimo (sapete poi quanto per me il bianco-celeste non sia solo il colore del cielo, ma un abbinamento speciale che rende tutto più “soave”...).
Questa regina delle nevi del Kazakistan, algida ed austera, seppur affascinantissima, fa certo breccia nei cuori di tutti coloro che **CRASH!**

«Enza, no aspetta... ahia!

Ma io scherzavo!!

...era solo per dare un tocco di humor al blog...

Posa la sedia!!!

Il computer mi serve... nooo ferma....nooooooo.....»



domenica 27 settembre 2015

Diciamola tutta...

...l’attesa è lunga e snervante, e durante tutto questo tempo la materia grigia fa voli pindarici inspiegabili: dal delirio di onnipotenza misto a rabbia, per le lungaggini e le scarse notizie su quello che succede nel frattempo nel paese di destinazione (cosa diavolo staranno controllando? Esaminando? Siamo due persone normali, forse anche troppo...), al “me tapino” intriso di cupo pessimismo: bloccheranno le adozioni, finiranno i bambini, il paese scoppierà, il mondo scoppierà...

Foto di Elena Shumilova

Poi... sei a Petropavlovsk e non sai nemmeno come ci sei arrivata, anche se hai impiegato ben 26 ore, tanto è alta l’adrenalina. Sei pronta prontissima ad ogni evento, ad ogni domanda, ad affrontare ogni avversità ora che sei ad un passo dalla meta, anche un attacco alieno: ho una corazza indistruttibile, l’alabarda spaziale e le maglie rotanti, e se necessario lancerò a Paolo i componenti. Ho previsto tutto, quindi cosa mi potrà mai far crollare...

...due occhietti vivaci e strabici, la naturalezza di un sorriso disarmante e senza veli, il coraggio di stare li, di fronte a due estranei, dritto in piedi senza un fremito... è lui il più forte, ma non lo avevo previsto.

СИДИС - Il piacere di fare la spesa...

Oggi è la nostra prima domenica nelle terre d’oriente, e ahinoi, non sono previste visite all’orfanotrofio, quindi dopo un veloce pranzo al ristorante con Ludmilla e Katerina – vista la bella giornata di sole (davvero, non sono né ironico né sarcastico!) – io e Enza ci siamo fatti una passeggiata lungo tutto il Viale della Costituzione Kazaka, ma poi... siamo dovuti andare a fare la spesa!!!

In Kazakistan, quando le mucche ci danno il latte, poi muoiono e vanno in cielo! Triste....

ARGH! Come sopravvivere all’esperienza di un supermercato kazako?

Facile, ci sono poche regole che possono essere apprese da chiunque, anche dal sottoscritto:

La prima è legata alla logistica, al come muoversi al suo interno, bisogna tenere presente che i carrelli vanno spinti *sempre* e possono fermarsi se e solo se vanno a sbattere da qualche parte (umani compresi).

I reparti – tranne quello degli alcolici, ben ordinato e fornitissimo – sono tutti mischiati: nessuno stupore nel trovare gli asciugamani (nei sobri colori arancio fluoresente e giallo psichedelico) vicino alle dotazioni per la scuola e le lampadine messe sullo scaffale sovrastante il bancone della carne (popolato da mezzi montoni e cosce di brachiosauro); quindi non ostinatevi a cercare qualcosa in particolare, è più facile che la troviate per caso girando tra gli angusti corridoi e stanzette laterali.

...e al mattino un bel tazzone di latte e fusilli!

Non temete di cadere nelle trappole dell’astuto marketing kazako: le regole base per invogliare lo sprovveduto consumatore all’acquisto sono del tutto trascurate: voi quanta pasta prendereste da questo bel distributore? Perdonate la foto decisamente sfocata, però notate che – a ribadire quanto detto in precedenza – il tubo della pasta è al fianco di quelli per degli pseudo corn-flakes

Non preoccupatevi di dover cucinare: i kazaki prendono tutto già pronto, chiedendo alle commesse di attingere le squisitezze locali da certe appetitose vaschette, riciclate da qualche gelateria moldava, all’interno delle quali ogni tipo di ortaggio presente sulla faccia del pianeta viene prima sminuzzato e poi mescolato con wurstel, cipolle e maionese di dubbia origine.

Delikatessen!

L’allegria del reparto frutta e verdura la si può capire solo se si è lavorato per anni in un Kolkoz siberiano: tutti pieni di terra, smangiucchiati da insetti e belve ad essi assimilabili e messi dentro dei sacchi di plastica; servitevene pure, quando la fame arriverà a livelli importanti.

Fidatevi tranquillamente dei prodotti confezionati: arrivano direttamente dai bancali dei supermercati italiani anni Settanta, ma non è un problema: in Kazakistan non stampano la data di scadenza su quello che acquistate, ma quella di fabbricazione.

Detto questo, non posso esimermi da una menzione d’onore per le cassiere: silenziose, flemmatiche, eccelse nell’arte del ventriloquio (oh, io non le vedo mai muovere la bocca!) e soprattutto sedute su sedie bassissime, almeno 20 cm sotto il livello della cassa!!

Mangiate tante verdure, che fanno bene!

Tutto negativo, quindi? No, cavolo: mettono loro la spesa in busta, evitandomi lo stress di mettere saponi con saponi, ortaggi con ortaggi, ecc ecc ecc: loro fanno presto: ogni cosa una bustina che a sua volta viene inserita in una busta più grande, spesso anche doppia!
Diavolo di cassiere che subdolamente ci fanno entrare nella forma mentis della matrioska!

Per fortuna che domani è lunedì e si torna da Vladimir!

giovedì 24 settembre 2015

Viva Vova!

L'orfanotrofio di Poludino, meglio di come ci si immaginano questi posti, dentro poi è anche carino. Però non fatevi ingannare dal sole...

Oggi che è il terzo giorno di frequentazione del piccolo Valdimir (o Vova, come lo chiamano in istituto) è giunto il momento di parlarvene un po', a cominciare da quando ce l'hanno portato nell'ufficio del direttore durante il nostro interrogatorio: era sorridente e ovviamente è scappato da tutt'altra parte rispetto a dove eravamo noi due. Saggi consigli ci avevano suggerito di portare con noi un regalino all'inizio per rompere il ghiaccio, quando gli abbiamo dato il pelouche non l'ha considerato quasi per nulla, per fortuna che il pezzo forte non era quello ma una confezione di macchinine sulla quale si è subito avventato!
Si è fatto aprire la scatola dopo averci provato da solo un paio di volte, e abbiamo iniziato a giocare lì per terra, prima "secondo le regole", poi è passato direttamente al lancio della vettura!

Il gioco è stato interrotto dopo pochi minuti per andare a pranzo con direttore, interprete e referente, anche un bel pranzo direi, ma gli aspetti culinari andranno trattati con più attenzione in uno dei post successivi. Qui mi limito a dire che il direttore baffone mi ha chiesto se a pranzo gradivo bere acqua, tè, vino, vodka o cognac... subodorando una domanda-trabocchetto ho optato per l'acqua...liscia!

C'è stato poi modo di rivederlo per pochi minuti dopo pranzo quando ha iniziato davvero a scatenarsi: prima un po' di corsa giusto per scaldarsi, poi ci ha tenuto a farci vedere quant'era bravo a fare le capriole (anche Enza l'ha imitato con successo, mentre io già la vedevo al CTO locale), poi una specie di nascondino dove la segretezza del suo nascondiglio era vanificata sia dal fatto che si nascondeva dietro tende trasparenti, sia dal fatto che urlava... Ce l'avevano detto che era "un po' vivace"... :-) Credeteci o no, sulla strada del ritorno, a bordo del nostro pulmino arancione, non abbiamo spiccicato parola! Cotti dal viaggio e fritti dall'emozione!

Ieri il tempo di gioco è stato maggiore: per esordire si è buttato su un cuscino di gommapiuma, rimbalzando e producendo un curioso suono al momento dell'impatto con la cervice sul pavimento! Abbiamo poi iniziato con il gonfiaggio dei palloncini, seguito subito dopo da un esercizio di dubbia utilità consistente nel tagliare con le forbici a strisce i suddetti palloncini...e già ci ha detto che domani vuole replicare!

Quando poi ieri siamo andati via, quella bestia che non è altro ha salutato Enza con un bacino sulla guancia, e quando toccava a me è scappato... ora so cosa rinfacciargli quando a diciotto anni mi chiederà le chiavi della macchina!!!

Oggi poi, è stata una giornata davvero emozionante: appena arrivati è corso in braccio a Enza, abbiamo giocato tantissimo, si è fatto prendere in braccio, abbiamo colorato insieme e mi ha chiesto aiuto nel guidargli la mano mentre colorava, ha parlato con noi un bel po', sebbene non si sia capito praticamente nulla, si è sbrodolato con il succo di frutta, si è preso tutte le caramelle che gli avevamo portato assicurandoci che non ne avrebbe data nessuna agli altri bambini, ha mangiato la merendina, saltellato alla caccia di bolle di sapone e - spero - si sia stancato: noi si!

Ancora niente foto, però, magari per canali meno pubblici di un blog internet...

Ah, per vedere la Lazio vincere dopo otto sconfitte consecutive con il Genoa, sono dovuto finire a più di 5.000 chilometri di distanza... ma se po' campà così??

mercoledì 23 settembre 2015

Finalmente a Petropavlosk

L'aeroporto della capitale Kazaka, la grande palla che vedete è quella che mi sono fatto aspettando l'autista!

Gli aeroporti sono i non-luogo per eccellenza, quando ci giri un po' dentro finisci per perdere la cognizione del paese in cui ti trovi. A Istanbul, forse per la sua particolare posizione geografica a cavallo tra due continenti, questa sensazione è ancora più ampliata. Un crocevia incredibile di tipi umani: l'adolescente americana con micro short e top e a pochi passi il profilo total black dell'afgana (credo!) in burqa, più in la il turbante rosso di un indiano, alla mia destra un omone australiano (dall'accento ma ancor di più dall'adesivo cangurato sullo zaino) che armeggia e parla da solo con il cellulare, alla mia sinistra tre cuccioli occhi a mandorla che mi fanno balenare l'idea di essere ancora in tempo per tornare indietro ...al gate 4 italiani che parlano di lavoro ...compiuterari, brutta gente!!

Il volo Istanbul-Astana è caldo caldissimo, stretto strettissimo...oltre al carrello delle vivande nel corridoio non passa null'altro, quindi una via crucis dietro alle donzelle che dispensano cibo e acqua per giungere all'agognata meta: fare pipì...
Inutile dire che Paolo non ha lasciato nulla della sua razione di cibo, anzi ha finito anche la mia e se il signore accanto a me non fosse stato lesto, beh, non so...

Fine volo, 4 ore all'aeroporto di Astana e poi con autista fino alla stazione ferroviaria dove ci accoglie Katerina, la persona che dovrà essere il nostro riferimento per i prossimi giorni: l'esordio non è dei migliori: ci dice che ci aspetta un viaggio in treno di 6 ore mostrando orgogliosamente solo quattro dita! Troppo stanchi per contrattare una correzione, ci buttiamo nella micro cuccetta e riviviamo l'esperienza dei treni italiani anni Cinquanta per velocità, comfort e silenziosità...

Finalmente Petropavlosk, ci accolgono l'autista - del quale ancora non sono riuscito a capire il nome, ma dal profilo sembra un ex-killer del KGB... spero ex! E Ludmilla, Luda per gli amici, l'interprete - più che necessaria - sull'aspetto fisico della quale ometto descrizioni per tutela del legame coniugale!
Contrariamente a quanto ci aspettassimo, il programma della giornata prevede già la visita all'orfanotrofio per incontrare Vladimir!! Ok, Panico!

Un'ora di pulmino (arancione con i coprisedili a pelo lungo, uno spettacolo, sembra uscito da Hair) ci porta nel micro-villaggio di Poludino, e tutto sommato l'istituto non è così brutto come ce lo si potrebbe aspettare, anzi!
Prima di farci incontrare Valdimir, abbiamo una sessione di interrogatorio con il direttore dell'orfanotrofio, anch'egli di scuola KGB, a giudicare dal tatuaggio militare sul suo polso. Il dialogo procede per brevi frasi tradotte, ma io sono *sicuro* di aver captato nei loro discorsi almeno queste parole: "fiocchetto", "botte piena" e - soprattutto - "patonza"!!!

Sbrigate le formalità, fanno entrare nella stanza il piccoletto... ma di questo ne parliamo domani! :-)

martedì 22 settembre 2015

Exterminate!

Più che un Signore del Tempo a volte basterebbe un buon grafico...

Ha ragione il dalek(*) che hanno utilizzato per indicare le docce, bisogna sterminare lo Starbucks Coffee dell'aeroporto di Istanbul: è l'unico al mondo senza la wi-fi!
Così come d'altronde il resto dello scalo: profumerie e duty-free in abbondanza, ma connessioni internet, a pagamento o gratuite, inesistenti. Vabbè, poco male, tanto siamo già arrivati ad Astana (dicono si pronunci Astanà...), la Napoli dell'Asia Centrale visto che siamo qui da pochi minuti e già ci hanno abbordato tutti i tassisti abusivi della zona! Non male il clima, di ben un grado sopra lo zero!

Magari ci compro "Parco del Nulla Eterno..."

Nota di "colore": i dieci sacchi (10.000 tenghe, per i non romanescofoni) che ho prelevato al bancomat locale, pensando che fossero chissà quale tesoro - sono invece poco più di 40 euro - non hanno proprio nulla da invidiare al Monopoli edizione "Colori Estratti a Sorte"

(*) se non sapete di cosa sto parlando... vedetevela una puntata di Doctor Who!

lunedì 21 settembre 2015

Fatti i bagagli?

Ciabatte per me, bolle di sapone e colori per Vladimir... che altro dovevo prendere?

Certo!
Del resto notizie recentissime da Petropavlovsk parlano di una temperatura pari a -1, con pioggia mista a neve, quindi è semplice fare le valige: maglioni, maglioni e maglioni!

Nei limiti di peso della compagnia aerea? Forse si... ma comunque oltre il peso che l'atletico Castagno è pronto a sopportare: 20 chili a stiva, 8 a mano... a testa! Pesano più i bagagli che Enza!

Tra poco a Fiumicino ci aspettano gli addetti della Turkish Airlines per imbarcare noi e i suddetti bagagli. Spero di non creare incidenti diplomatici se temendo il loro caffè alla turca ho inguattato nella mia valigia la moka e un paio di pacchi di caffè *vero*!!

A presto!

venerdì 18 settembre 2015

Cosa sono le “montagne trasparenti”?

Il viaggio è lungo, ma le aspettative sono molte!

Sono sicuro che molti dei lettori di questo blog già conosceranno le "Montagne Trasparenti", per esserci stati insieme a "nonno Rodolfo Cimino", in una delle mie "storie del cuore", quelle, cioè, che o perché sono state lette da piccolo, o perché hanno effettivamente una marcia in più, ti restano fisse nella memoria, ti spingono a comprare la loro ennesima ristampa per rileggertela anche se la sai già a memoria, hanno situazioni che ti vengono in mente nella vita reale nei contesti più disparati...

Per i pochi (meschini!) che non avessero letto la storia, probabilmente possono trovarla da qualche parte su internet(...), senza sottovalutare il piacere di leggerla su carta in una delle numerose ristampe che l’hanno accompagnata sinora, tutte facilmente reperibili nei mercatini dell’usato...

Si tratta di un’avventura di Zio Paperone che parte, accompagnato come di consueto dal nipotame, alla caccia di un filone d’oro nascosto nelle profondità di una catena montuosa... trasparente!
Non voglio né rovinarvi la gioia della lettura se ancora non conoscete la storia, né dilungarmi in questa sede sulle caratteristiche di questo capolavoro illustrato dalla matita di Giorgio Cavazzano, ma l’immagine delle montagne trasparenti, oltre ad avere una grande forza evocativa, ci è sembrata adatta (a me e a mia moglie Enza, co-autrice di questo blog) per rendere l'idea di quello che sta per succederci!

Tra pochi giorni (lunedì mattina) partiremo con voluminosi bagagli alla volta del nord del Kazakistan (o Қазақстан come previsto dalla grafia in cirillico), un paese sconfinato, dove gran parte del territorio è composto dalla steppa, che nasce dagli aridi deserti dell’Ovest, sale su per le colline Tarbagataj (colline? Misurano tra i 2000 e i 3000 metri...) per finire verso le immense montagne dell’Est.
Montagne che probabilmente non vedremo, essendo diretti, come detto, nell’estremo nord, a Petropavlovsk, pochi chilometri dal confine russo, allo scopo di andare a conoscere nostro figlio, il piccolo Vladimir.

Allora che c’entrano le Montagne Trasparenti?

C’entrano, c’entrano...

Tutte le nostre difese, le convenzioni tramite le quali siamo abituati a relazionarci con gli altri, la scelta di nascondere le nostre paure, l’esigenza spesso ineludibile di crearci delle sovrastrutture sociali che tendono a far crescere una vera e propria montagna attorno a noi... tutto questo, per poterci permettere di accogliere nel migliore dei modi il nostro piccoletto dovrà sparire, dissolversi... diventare trasparente, appunto.
Compito non facile: cosa c’è di più solido, robusto ed imponente di una montagna? E di più fragile, delicato e prezioso di un cristallo trasparente?

Lo vedremo... Intanto, per chi vorrà seguire le nostre avventure nel più ciminiano dei paesi (sono quasi certo che seguiremo il percorso fatto dai Paperi alla ricerca dell’“occhio di Zampirone”!), l’appuntamento è su questo blog, che – disponibilità di una connessione ad internet permettendo – cercheremo di aggiornare quotidianamente, possibilmente in chiave comica, sicuramente con entusiasmo e divertimento!

A presto!